A.A.A. BUONI PROPOSITI 2018 CERCASI

A.A.A. BUONI PROPOSITI 2018 CERCASI

di Davide Canonico

Giano, divinità dell’antica Roma protettrice dei nuovi inizi, dio dai due volti: l’uno rivolto al passato, l’altro al futuro. A lui è dedicato il mese di gennaio, il mese che vede tramontare il sole sull’anno passato e l’alba sorgere sul nuovo, portando con sé nuovi slanci e buoni propositi.

Anche oggi, come ai tempi dei cesari, con l’arrivo del nuovo anno si è soliti fare promesse, se non a un dio almeno a noi stessi, convinti che questo nuovo inizio sia l’occasione giusta per dare una svolta ai tanti aspetti della nostra vita che necessitano di qualche piccolo ritocco.

Così, allo scoccare della mezzanotte che sancisce la fine del 31 dicembre, accogliamo gennaio lasciandoci travolgere da un’insana ondata di positività, convinti che tutto potrà cambiare: magari non arriverà la pace nel mondo, ma quel buon proposito che ci ripromettiamo dal ’61 e che ancora procrastiniamo, lui sì che quest’anno avrà la sua occasione di essere portato a compimento.

Allora pronti: una mano sulla coscienza e l’altra sul taccuino per annotare tutte le migliorie da apportare alla nostra vita, dal tempo libero all’attività fisica, dal lavoro agli affetti.

All’inizio, si sa, è facile: siamo più motivati di un atleta olimpico e ci sentiamo di poter scalare l’Everest a mani nude. Non è difficile, infatti, invocare la dieta quando si è al terzo piatto di lasagne. Poi, però, arriva il “Fare” e ricorda al “Dire” che ha ancora tutto il mare da attraversare. E così la nostra dieta viene stroncata sul nascere al primo barattolo di Nutella che ci capita a tiro: un imperio glorioso come quello di Augusto, ma breve come il pontificato di papa Luciani. Il segreto però si sa, è quello di proporsi obiettivi sfidanti ma realizzabili: un compromesso tra i voli pindarici e il bere un bicchiere d’acqua. Allora perché non iniziare l’anno con un po’ di sano esercizio fisico. Del resto, mens sana in corpore sano. Dovremmo ancora avere da qualche parte la vecchia tessera della palestra, è un groviglio non ben identificabile di carta stropicciata e polvere con sopra una nostra foto risalente all’età della pietra. Così, mentre cerchiamo di riconoscere noi stessi nell’immagine sbiadita di quel cavernicolo, ci domandiamo se servano ancora tessere per entrare in palestra oppure oggigiorno ti iniettano direttamente un chip sottocutaneo che, oltre a riconoscere la tua persona, misura il tasso di zuccheri nel sangue e al primo bignè che addenti inizia a lamentarsi come l’antifurto di un’auto. Certo, siamo preoccupati: l’ultima volta che abbiamo fatto esercizio fisico era una domenica del 1978, lo ricordiamo bene perché era andata via la luce nel condominio e ci è toccato fare due rampe di scale a piedi non potendo prendere l’ascensore, ma il sorriso raggiante della ragazza che ci accoglie alla reception ci rassicura. La ragazza indugia un po’ sui lineamenti del nostro volto poi all’improvviso, riconoscendoci, scoppia in lacrime: temeva di non rivederci mai più, era persino andata a “Chi l’ha visto?”. Allora, tra imbarazzo e senso di colpa, la abbracciamo forte e le promettiamo che non la faremo preoccupare mai più.

L’episodio della palestra ci ha fatto riflettere, ci accorgiamo in fondo di non essere le belle persone che credevamo. Forse anche il rapporto con gli altri meriterebbe di essere messo nella lista dei buoni propositi. Amori, familiari, colleghi, amici più o meno stretti, effettivamente dobbiamo loro qualcosa. Sappiamo che il nostro atteggiamento nei loro confronti spesso lascia a desiderare. È una vita difficile, lo è per tutti, e a volte un sorriso o una parola gentile possono aiutare più di quanto si creda. Non è per noi lo stesso, in fondo? È deciso: migliorare il nostro modo di relazionarci con gli altri sarà il nostro nuovo proposito. Certo, se non fosse così maledettamente difficile. A volte siamo seduti con altre persone attorno a un tavolo e ascoltare certi discorsi ci fa capire che non è lo spazio a misurare la distanza tra le persone, perché si può essere soli anche in una stanza piena di gente. Del resto anche noi come Thomas de Kempis, monaco tedesco di fine 1300, abbiamo a volte la sensazione di ritornare meno uomini ogni volta che siamo stati tra uomini. Non è una questione di misantropia: non amiamo l’uomo di meno ma la natura di più, ce lo ha insegnato lord Byron. Allora perché non seguire la via monastica di San Francesco? Parlare alle bestie avrebbe indubbiamente il suo fascino, ma le laudi alle 5 del mattino non ci si addicono e certi veti monastici anche meno. Così risolviamo la nostra sfida quotidiana con la socievolezza come abbiamo sempre fatto: additando al prossimo ogni epiteto che il turpiloquio ci concede.

Caro Gennaio, più che a Giano avrebbero dovuto dedicarti alle promesse mancate. Sembra infatti destino che tutti i buoni propositi fatti debbano tornare a essere castelli in aria perché, per dirla alla Thoreau, la terra non offre loro degne fondamenta. Ma quest’anno sarà diverso. Perché? Lo dice l’oroscopo! Nel 2018 Venere farà pace con Giove, nonostante le corna con Urano, e il Sole brilla su Saturno che non è più depresso da quando ha incontrato Mercurio in quel nightclub sulla Via Lattea, mentre Nettuno e Plutone porteranno quel guastafeste di Marte a fare una bella gita fuori porta, così la Luna potrà splendere liberamente nel nostro cielo e finalmente non avremo più notti buie.

Non so voi quanto abbiate a cuore le predizioni astrali: personalmente sono 25 anni che Paolo Fox mi promette fama e ricchezze. Delle due l’una: o ha delle affinità con l’insegnante di divinazione di Harry Potter e sta prevedendo un futuro che deve ancora venire, o deve aver confuso il mio oroscopo con quello di Bill Gates. Quale che sia la risposta, per me i buoni propositi di inizio anno lasciano il tempo che trovano ma se proprio dobbiamo farne uno promettiamoci di essere felici, tenendo sempre a mente che, come scrisse Oscar Wilde, “la felicità non è avere quello che si desidera ma desiderare ciò che si ha”.

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