Volando alto – La sindrome di Penelope

Le ciclabili a Montesilvano del progetto Bike to coast

di Gennaro Passerini

Penelope, moglie di Ulisse, poiché attendeva il ritorno del marito scomparso e voleva ritardare un nuovo matrimonio, nell’attesa del ritorno del suo sposo, di giorno tesseva una tela che la notte disfaceva. Ma che dire se con i soldi pubblici si realizzassero opere demolendo altre opere già realizzate con altri soldi pubblici?

È quanto accade a Montesilvano dove con i finanziamenti europei del progetto regionale Bike to Coast (vedi immagine pagina 2) il Comune realizza un tratto della pista ciclabile lungomare, ma demolendo i parcheggi lato spiaggia esistenti, senza preoccuparsi di ricostruirli sul lato collina, come già fatto sulla stessa strada. Inoltre, si demoliscono la rotatoria alberata di Villa Verrocchio, le isole spartitraffico e la fontana del progetto Canale, realizzati con soldi pubblici non molti anni fa, per ricostruire un’altra fontana più avanti, e creare una minirotatoria forse più pericolosa per il traffico, e sicuramente pericolosa per gli attraversamenti pedonali.

Ancora peggio fa la Provincia di Pescara che, con un altro finanziamento più cospicuo, interviene sulla stessa pista ciclabile per completare un tratto mancante e, pretendendo di “mettere a norma” la pista ciclabile esistente, costruisce una pista in trincea, compresa tra cordoli alti 18-22 cm., pericolosi sul lato strada perché troppo alti e troppo vicini al traffico, e illegali sul lato pedonale perché non rispondenti alle normative sulle barriere architettoniche relative all’altezza massima dei marciapiedi.

Di più, presi da fervore normalizzatore, i tecnici della Provincia pensano bene di allargare la sezione stradale dedicata alle auto, che in precedenza era stata ristretta a 7 metri, per affiancarvi la pista ciclabile alberata, ora portano la nuova carreggiata stradale a 7,50 metri e affiancandovi la sezione della ciclabile incassata di 2,50 m. Ma il tutto a scapito dei marciapiedi esistenti, che saranno ristretti anche di un metro, riducendoli finanche ad 1,50 m. di larghezza. Qui si sono ribaltati i criteri di importanza delle componenti di traffico: secondo la Provincia, prima le auto e le biciclette di scorrimento, quello che avanza per i pedoni. Ma dovrebbe essere il contrario: i pedoni devono essere sempre tutelati, soprattutto su un lungomare dove si passeggia. Soprattutto in una città turistica da 4.000 posti letto alberghieri.

Il tutto poi si realizza senza un filo di verde o un nuovo albero piantato. Anzi, il fervore dei tecnici si spinge a mettere mano a tutta la pista ciclabile esistente e, volendo “mettere a norma” la pista attuale larga solo 2,20 m., intenderebbero demolire tutti i cordoli del marciapiede adiacenti alla pista, per portare a 2,50 la larghezza della pericolosa pista in trincea, sempre con supercordoli da 18-22 cm. di altezza, e ridurre l’ampiezza di tutti i marciapiedi adiacenti.

Ora, non solo è illegale spendere soldi per realizzare nuovi marciapiedi che non rispondono alle norme sulle barriere architettoniche, ma non si capisce perché spendere soldi per demolire i cordoli esistenti, pagati con i soldi della stessa Provincia, con tutti i disagi che i lavori procurerebbero all’imminente stagione balneare, per restringere i marciapiedi e allargare una pista che sarà sempre pericolosa, come un profondo fosso in cui è pericoloso cadere, o da cui si può cadere, ed è pericolosa da attraversare.

Non si può tracciare una pista ciclabile come se fosse un velodromo o una strada come un autodromo di scorrimento, dimenticando che si tratta di un lungomare e che la bellezza ed il pregio unico delle nostre città balneari dipendono proprio dall’ampiezza dei lungomare e delle passeggiate pedonali alberate. A Pescara il lungomare pedonale è di 9 metri oltre a 3 metri per i filari alberati. A Silvi la passeggiata pedonale è di 6 m., otre a 2,5 m. di alberata del viale. Si può pensare di restringere il lungomare pedonale di Montesilvano a 2,50 e finanche a 1,50 m. di larghezza?

La soluzione probabilmente consiste nel mettere in quota la pista ciclabile su un unico piano alberato di 5,50 m. di larghezza, riservato a biciclette e pedoni affiancati (come a Pescara, Pesaro, Riccione, Pineto, Silvi, …), separati dal colore e dalla tessitura della pavimentazione, una promenade arricchita da alberi, siepi e arredi. Ma tale ampia sezione sarà disponibile come unica passeggiata pedonale estesa, non appena si potranno spostare le biciclette sulla carreggiata stradale, durante i periodi di chiusura al traffico dei lungomare, che speriamo diventino sempre più frequenti (grazie anche alla disponibilità di un trasporto pubblico competitivo e sostitutivo del traffico veicolare dei lungomare, che saranno invece da riservare solo a pedoni e biciclette).

Le molte incongruenze e difformità dei progetti di ciclabili come velodromi si possono correggere, e si può impiegare la spesa pubblica per qualificare veramente l’offerta turistica, ma occorre da subito cambiare qualcosa. A cominciare dalla pubblicazione on line di tutti i progetti pagati con soldi pubblici (o che godono di agevolazioni e incentivi pubblici).

Lungomare Via Arno
Lungomare Via Arno
Confine Pescara Montesilvano
Confine Pescara Montesilvano
Silvi Marina Piazza dei Pini
Silvi Marina Piazza dei Pini
Silvi Marina
Silvi Marina
Nuova ciclabile Via Aldo Moro altezza Via Marinelli
Nuova ciclabile Via Aldo Moro altezza Via Marinelli
Attuale ciclabile Viale Aldo Moro
Attuale ciclabile Viale Aldo Moro
Pista ciclabile Pineto
Pista ciclabile Pineto

 

La cosa forse peggiore in questa storia è che si commette una serie di illegittimità ed incoerenze progettuali, spendendo soldi pubblici, senza che nessuno lo sappia, e senza che i portatori di interesse (gli stakeholders, come si dice oggi in Europa) possano fare un’osservazione prima che si vedano i cantieri aperti. Magari il loro intervento potrebbe servire per migliorare il progetto ed evitare qualche errore o superficialità da parte di chi conosce meno il territorio e le sue esigenze. Magari anche per favorire la partecipazione dei cittadini ed evitare ricorsi, opposizioni e lungaggini. Del resto le nostre città sono piene di progetti contestati, proteste e ricorsi di cittadini che si vedono scavalcati. Non si tratta di invocare la VIA, valutazione di impatto ambientale per tutte le opere. Si tratta di avviare un processo di coinvolgimento di cittadini e dei portatori di interesse, che significa trasparenza e partecipazione attiva. E’ l’ora di un rapporto diverso tra politici e cittadini. Anche perché conviene a tutti. La trasparenza è meglio dell’ignoranza.

Un pensiero su “Volando alto – La sindrome di Penelope

  • 1 Novembre 2019 in 16:49
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    Pista ciclabile Montesilvano: un pericolo pubblico. Cordoli alti sopra la norma, carreggiata auto con distanza minima inferiore alla norma.

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