Villa Delfico

Nel quartiere di Villa Verrocchio, situato nella parte centro-meridionale della città di Montesilvano, si trova una bellissima villa ottocentesca, contornata da alcuni esemplari monumentali di pino d’Aleppo, chiamata Villa Delfico, ormai ridotta in uno stato di grande degrado.

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Verso la metà dell’ottocento la nobile famiglia Delfico rivolse la sua attenzione nei confronti della zona costiera scegliendo di dimorare non più nel palazzo “storico” del casato, situato nella piazza principale di Montesilvano Colle, ma di costruire le proprie residenze nelle proprietà alla marina.

In quegli anni, nella località detta Salino, lungo l’attuale corso Umberto I, che corre parallelamente alla riviera, sorse la villa di Troiano, andata distrutta per motivi ad oggi sconosciuti.

Probabilmente fu proprio in tale villa che il conte Troiano tenne, il 10 settembre 1860, la famosa riunione con Clemente De Caesaris, Antonio Tripoti, Ariodante Mambelli ed il meglio dei patrioti abruzzesi per pianificare l’insurrezione antiborbonica che l’entrata di Garibaldi a Napoli senza colpo ferire rese non più necessaria.

Sulla stessa strada, ma nella contrada detta Cavato nuovo, sorgeva anche la villa del fratello Filippo De Filippis Delfico, data successivamente in eredità alla figlia primogenita Diomira e da questa lasciata in usufrutto alla sorella Virginia De Filippis Delfico, maritata Guadagni, ed in proprietà all’Ospedale civile dell’Annunziata di Sulmona (la Casa Santa dell’Annunziata, ente morale con sede a Sulmona).

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La villa ha pianta pressoché quadrata, si imposta su due piani ed ha alle spalle un boschetto confinante con l’attuale “strada parco”.

Il poeta Giuseppe Tontodonati abitò in questa villa insieme alla prima moglie, la pittrice Isabella Ardente per diversi anni a cavallo degli anni ’50, praticamente dal suo ritorno dalla prigionia fino alla prematura morte della Ardente (1954).

La villa ebbe negli anni varie destinazioni, tra cui quella di asilo infantile e di centro giovani.

La giunta Cordoma ha acquisito per la città, sottraendola alle fauci fameliche dei signori del cemento, la proprietà della Villa ottocentesca con l’ampio terreno verde circostante, per un milione e duecentomila euro, ed ha formulato un programma che iniziava con il concorso internazionale di progettazione “Centro culturale a villa Delfico” a Montesilvano, coadiuvato dall’architetto Francesco Nuvolari, per il recupero della storica dimora e dell’area pertinente.

Il progetto vincitore, quello del gruppo Vandelli di Sassuolo, sbarcò anche al museo di architettura contemporanea Maxxi di Roma.

L’avvio dei lavori sembrava imminente, ma da allora sono trascorsi circa quattro anni e dei lavori non si vede neanche l’ombra.

Il Casino di villeggiatura e la vasta area verde che lo circonda versano ancora in uno stato di abbandono e degrado e sono da tempo diventati rispettivamente l’uno luogo di ricovero di derelitti e disagiati e l’altra ricettacolo di rifiuti di ogni genere.

L’ associazione Vita di Quartiere delusa dalla inettitudine delle varie amministrazioni comunali nel maggio 2013 proponeva che l’edificio fosse destinato a centro didattico e ludico-ricreativo per bambini e famiglie, eseguendo peraltro le volontà testamentarie di Diomira De Filippis Delfico.

Attualmente tutto sembra bloccato: i soldi per ristrutturare Villa Delfico non c’erano all’indomani dell’acquisto e pare non ci siano oggi. Purtroppo il triste spettacolo della storica dimora ottocentesca in cattivo stato di conservazione e in deprimente stato di abbandono, invasa e circondata dalle erbacce, continua ad essere sotto gli occhi di tutti.

Pasquale Criniti

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