Piano Urbano del Traffico, traffico e urbanistica

Torniamo ad essere una città normale.


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Abbiamo chiesto a Pennarossa di spiegarci per quale motivo Montesilvano ha bisogno di un piano urbano del traffico. Noi pensavamo il motivo primario fosse il caos generato dal traffico sulle nostre strade, caos che riduce di molto la qualità della nostra vita, per lo stress indotto, per il tempo inutilizzato e per l’impatto ambientale (gas di scarico, vibrazioni e rumore). Immaginavamo che il piano potesse permettere di evitare interventi sporadici e non organici come la pedonalizzazione di Via Sannio ed invece …

 

  1. E’ incredibile come l’illegalità diventi normale in questa città. Quello che è obbligatorio per legge per tutte le città d’Italia con più di 30 mila abitanti, cioè dotarsi di un piano urbano del traffico (il PUT), può essere qui tranquillamente ignorato per più di vent’anni senza che nessuno dica niente e riporti alla normalità civile la quarta città d’Abruzzo.

Il Codice della Strada (D.Lgs 285/1992) prescrive all’Art. 36:   “1. Ai comuni, con popolazione residente superiore a trentamila abitanti, e’ fatto obbligo dell’adozione del piano urbano del traffico veicolare entro un anno dalla data di entrata in vigore del presente codice. 2. All’obbligo di cui al comma 1 sono tenuti ad adempiere i comuni con popolazione residente (anche) inferiore a trentamila abitanti i quali registrino, anche in periodi dell’anno, una particolare affluenza turistica…“. La città di Montesilvano ha superato i 30 mila abitanti dal 1982, è una città turistica dagli anni ‘60, ed era tra quelle obbligate a dotarsi di un PUT almeno dal 1993, dopo l’entrata in vigore del nuovo Codice della strada. A tutt’oggi la città ne è priva.

 

  1. La cosa drammatica non è solo non avere uno strumento specifico per il traffico che indichi come classificare le strade, su quali strade è prevalente la funzione di traffico, su quali quella residenziale o commerciale o pedonale, dove deve passare il trasporto pubblico, su quali strade realizzare le piste ciclabili, dove e quanti parcheggi pubblici si devono realizzare, quali nuovi ponti costruire, dove far passare le tangenziali, come raccordarle all’autostrada A14. Tutte cose drammaticamente importanti su cui ancora nessuno è in grado di dare una risposta in questa città. Ma ci sono anche cose minime che devono essere indicate in un Regolamento viario, allegato del PUT, per dare alla città delle regole minime sulla trasformazione e gestione del primo spazio pubblico di base, che è di fronte ad ogni edificio della città, cioè lo spazio stradale.

 

  1. La classificazione e gerarchia delle strade, operazione fondamentale di qualsiasi PUT, come indicato dalle “Direttive per la redazione dei piani urbani del traffico” (G.U. 24/06/1995), si porta dietro la indicazione, in un Regolamento viario, delle diverse tipologie di strade della città: autostrade, strade di scorrimento, di quartiere, locali, e tutti i livelli intermedi di tipologie di strade urbane. Ad esse devono corrispondere diverse caratteristiche geometriche, funzionali, di uso, e normative differenziate per ogni tipo di strada, su misure, distanze, caratteristiche minime, sia della strada sia delle sue pertinenze e adiacenze. Compresi i marciapiedi, recinti, alberi, piste ciclabili, arredi, passi carrabili, distanze degli edifici dalla strada. Delle regole che dovrebbero essere chiare, logiche, pubbliche e certe, ma che paiono invece oggi inesistenti nella città attuale, che è fatta solo di case e palazzi senza regole né per il traffico né per la sicurezza né per la qualità dello spazi pubblico.

 

  1. A Montesilvano ci sono interi quartieri con strade senza marciapiedi, con recinti a filo strada o, anche quartieri recenti, con palazzine di sette piani, senza marciapiedi (es. via Romagna) o con marciapiedi minimi di 1,50 m. (es. via D’Agnese), ovviamente senza alberi, senza parcheggi pubblici, senza piste ciclabili, senza spazi per la raccolta dei rifiuti. Ci sono garage e parcheggi privati che accedono tutti direttamente sulla strada pubblica, e che non lasciano alcuna possibilità di parcheggio pubblico sulla strada stessa (es. via Liguria). O anche ci sono avveniristici garage sotterranei che sbucano con delle rampe direttamente sul marciapiede (es. viale Europa), o in cui le auto possono uscire solo in retromarcia. Nei progetti edilizi sono dichiarati metri quadri di parcheggio pertinenziale, ma nessuno sa quanti saranno poi effettivamente i posti macchina accessibili e sicuri per gli abitanti e i visitatori. Ci sono garage che diventano poi depositi o locali commerciali o addirittura abitazioni (come in via Romagna). Si può continuare a costruire una città senza regole?

 

  1. A Montesilvano sulle tre strade principali della marina, Lungomare, corso Umberto e via Verrotti, transitano oltre 60 mila veicoli al giorno, ossia un numero maggiore di tutti gli stessi abitanti della città (compresi vecchi e bambini) che ogni giorno si mettono al volante per andare su e giù per la città in automobile. Un traffico che attraversa l’abitato denso della città, riempiendolo di rumore, inquinanti, incidenti e congestione. Su via Verrotti, con oltre 1.600 veicoli l’ora (un veicolo quasi ogni due secondi), è pressoché impossibile per un anziano attraversare a piedi, se non a rischio della vita. Per attraversare la strada un anziano impiegherebbe circa dieci secondi e nel frattempo sarebbe investito cinque volte dalle macchine sopraggiunte. Qualcuno ha i dati di quanto costa oggi agli abitanti questo traffico parossistico che invade ogni giorno la città? Quanti incidenti, gas velenosi, decibel di rumore, minuti di tempo perso in coda, alla ricerca di un parcheggio o nell’attesa di un autobus che non passa mai? Un PUT serve anche per saperlo e trovare le soluzioni a questi problemi.

 

  1. II problemi del traffico e della qualità urbana, mai affrontati, degradano la qualità della vita degli abitanti e rendono sgradevole la permanenza in città per i turisti. E se anche le case oggi non si vendono più, forse è anche per la scarsa qualità di quello che c’è immediatamente fuori dal residence o dal condominio. Ossia per la bassa qualità del nostro spazio pubblico stradale, per il degrado, l’insicurezza, l’inefficienza della circolazione. Ci sono altre città, più qualificate, rilassanti, che permettono di godere dello stesso mare, ma con più verde, più spazi e servizi qualificati ed efficienti, una circolazione più fluida e sicura. A Pesaro ci sono oltre 70 km di piste ciclabili. Tutto il lungomare ed il lungofiume Foglia sono percorribili tranquillamente in bicicletta, senza pericoli, senza rumore, senza gas di scarico. A Pescara ci sono una ventina di chilometri di piste ciclabili. A Montesilvano, forse 5 o 6. Dove pensate che sia meglio prendere un albergo per l’estate o comprare una casa per godersi le vacanze o la pensione?

 

  1. Questa pare oggi una città senza regole e potrebbe essere importante trovare delle certezze almeno in un piano del traffico o in un regolamento viario che ricordi a tutti le leggi, le norme e i criteri progettuali per garantire la funzionalità, la sicurezza e il decoro che tutti devono rispettare, almeno per la circolazione e per il Codice della strada. Non è possibile che si localizzino delle edicole sui marciapiedi senza rispettare il minimo spazio garantito per legge alla circolazione pedonale (come ad es. sul Lungomare o sulla Strada Parco). O che si esaltino sui giornali le giuste denunce delle associazioni dei portatori di handicap contro il mancato rispetto, sulla Strada Parco, delle norme sulle barriere architettoniche, ma non si dica nulla poi sulle condizioni del percorso pedonale sulle strade della nostra città, che paiono spesso il percorso minato di una città bombardata del medio oriente, vero strumento di emarginazione e insicurezza per pedoni e utenti deboli della strada.

Anche alcune regole apparenti del piano regolatore della città si sono rivelate incapaci di garantire la riqualificazione dello spazio stradale. Tali sono ad esempio le famose cessioni di 2 metri (solo) sul fronte stradale principale, obbligatorie per gli interventi di riqualificazione dell’edilizia esistente in Zona B, che nessuno controlla e che vengono realizzate con gradini, muretti, steccati che, dalla cessione pubblica tornano subito all’uso privato (si veda ad es. su Corso Umberto). O tutte le norme urbanistiche sulle distanze dalle strade, completamente svuotate da una recondita norma del regolamento edilizio locale sull’ “allineamento prevalente”. Per cui è possibile costruire palazzi di 7 piani allineati alla distanza minima della preesistente casetta ad un piano, su stradine di 3-4 metri (come in via Romagna, via Calabria o via Liguria).

 

  1. I soldi per un piano del traffico e per le opere ad esso connesse ci sono. Sono i soldi per la Strada Parco da completare, i finanziamenti per i ponti sul Saline, per le piste ciclabili del progetto Bike to Coast. Fondi regionali e comunitari. Montesilvano con oltre 4 mila posti letto alberghieri potrebbe ben puntare a progetti regionali o europei ambiziosi, per un turismo internazionale, per una mobilità sostenibile. Come un parcheggio multipiano, o parcheggi di scambio presso la zona alberghiera, la creazione di idonee fermate per il trasporto pubblico locale, il completamento della rete ciclabile sulla Strada Parco, un’adeguata rete di bike sharing o car sharing a livello metropolitano. La città ha il rango elevato, ma forse non idee alla sua altezza e la capacità di proporle. Non ha dei piani (nemmeno un PUT obbligatorio), spesso non ha progetti, e sicuramente prende molti meno finanziamenti di cittadine più piccole, ma meglio guidate, nella nostra stessa regione, come Pineto o Roseto. Domandiamo al Sindaco quanto hanno ottenuto di finanziamento Pineto, Roseto, o Silvi per il progetto regionale Bike to Coast, per realizzare piste ciclabili, e quanto ha ottenuto Montesilvano? Nonostante i suoi 4 mila posti letto alberghieri, i suoi 53 mila abitanti, la conurbazione nell’area pescarese, il suo ruolo di capoluogo del fondovalle Tavo-Saline e il suo rango di quarta città d’Abruzzo. Quanto di meno, rispetto a cittadine tante volte più piccole, ma forse più capaci di presentare piani e progetti?

 

  1. Da ultimo, ma non meno importante, di fronte all’inerzia delle amministrazioni comunali, non meno preoccupante sembra la proposta originale di alcuni consiglieri dell’opposizione. Idea: “Incarichiamo l’Università di farci un PUT gratis “. Ma chi è l’Università? Che competenze ha? Perché lavorerebbe gratis per affrontare i problemi del traffico della città e del suo territorio? Che garanzie ci fornirebbe di competenza, conoscenza dei fenomeni e capacità di risolvere i nostri problemi di mobilità e di sviluppo del territorio? Intanto si faccia un bando pubblico aperto. Se non si può fare un bando per la redazione di un piano senza copertura finanziaria, si faccia un bando per una “Manifestazione di interesse” alla redazione di un piano che cerchi le soluzioni ai problemi di traffico e di assetto della città, e i progetti con cui cercare i finanziamenti (e la remunerazione) per la sua attuazione operativa.

Sarebbe un passo avanti per riportare la città ad essere una città normale.

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