CON E SENZA (4)

Episodio 4 – Non lo dire

di Emilio Pirraglia

Un uomo si ritrova per animale domestico la sua coscienza. Scegliere di lasciarla a casa o portarla con sé cambia le cose…

«Sei un pezzo di merda. ­ Non era da lei, ma le parole le scivolarono fuori senza preavviso. Aveva gli occhi sgranati e la mascella pendente, non poteva credere a quello che Alex le aveva appena detto. ­ Che razza di amico sei?» Chiese delusa.

«Senti Angela. ­ Mise le mani avanti l’uomo. ­ Lo so che non ho giustificazioni. Ti giuro che non so neanche io cosa mi sia preso. ­ Giurò mettendosi una mano sul petto, proteso verso di lei. ­ Anche se non ci sentivamo più da tanto, quello che mi hai appena detto sconvolge anche me. So che sarei dovuto andare da lui dopo che mi aveva chiamato, ma appena fuori di casa è come se la cosa non avesse avuto più così tanta importanza. Devo ancora metabolizzare questa terribile notizia.» Concluse deglutendo.

Angela lo guardava come si guarda uno sconosciuto logorroico. Si alzò in piedi di scatto e gli puntò il dito contro.

«La colpa è soltanto tua! ­ Lo disse come se avesse finalmente scoperto di potersi togliere un peso. ­ Se solo ti fossi presentato a casa sua a consolarlo ora non se ne starebbe spiaccicato sull’asfalto. Per questo te la farò pagare.» Le ultime parole suonarono come un abbaio.

Alex la guardava con occhi supplichevoli, curvo in avanti come un pellegrino davanti al santo protettore. Riuscì a biascicare: «Angela ma di che stai parlando?»

«Credi a me non la passerai liscia. Sapevi che sono molto amica del Dott. Cilli? Lui si fida ciecamente di te, dice che sei un collaboratore affidabile. Quando saprà come aiuti gli amici, ti lascerà in mezzo ad una strada, che è anche poco, dopo quello che hai fatto a Michele.»

L’uomo la guardava senza credere alle proprie orecchie. Troppe informazioni tutte insieme senza avere il tempo di elaborarle. La morte di Michele, mentre lui beveva birra in un pub, Angela che gli si stava mettendo contro ed era anche una delle migliori amiche del suo datore di lavoro. La situazione stava precipitando. Si alzò in piedi di scatto, come per paura che se avesse continuato a starsene seduto, qualcosa lo avrebbe investito.

«Angela cerchiamo di ragionare. ­ Tentò di prenderle le braccia, ma lei indietreggiò. ­ So di aver sbagliato, ma quello che stai dicendo non riporterà in vita Michele. Non è detto che io avrei potuto far qualcosa poi, magari appena me ne tornavo a casa, si sarebbe buttato lo stesso.»

Il viso della donna si contrasse come avesse sentito un odore sgradevole. «Non starò qui ad ascoltarti un secondo di più.» Gli scosse la testa in faccia e si diresse di fretta verso la porta. L’uomo non si mosse, la guardò uscire chiudendosi l’uscio alle spalle. La casa cadde in un silenzio fastidioso ed egli crollò sul divano appoggiando la testa allo schienale.

Taco uscì dal suo nascondiglio e gli si andò a sedere di fianco. Alex si voltò verso quegli occhi neri interrogativi e gli sembrò che il pelo dell’animale si fosse come schiarito, rispetto a come lo ricordava. Aveva anche delle striature grigie sul corpo e sul muso, che non aveva mai notato. Aggrottò la fronte. «Taco mi sembri diverso.» Riuscì a dire.

«Forse sarai stanco. ­ Tagliò corto l’animale. ­ Piuttosto che conti di fare con Angela?». Chiese a bruciapelo.

Alex lo fissò per qualche istante, battendo un paio di volte le palpebre, fino a quando alzò le spalle. «Che vuoi che faccia? Non vuole starmi ad ascoltare. Era fuori di sé. Andrò da lei domani e cercherò di farla ragionare.»

Fine episodio 4 (…continua)

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