CON E SENZA (3)

di Emilio Pirraglia

Episodio 3 – Basta bere

Arrivò sul pianerottolo ansimando, con lo stomaco in subbuglio, sbuffò. Tirò fuori la chiave di casa dalla tasca e si apprestò ad inserirla nella serratura. La toppa sembrava sdoppiarsi e triplicarsi, come a prendersi gioco di lui, ma alla fine, dopo un respiro profondo, ci riuscì. Alex entro nell’appartamento barcollando, rischiando si sbattere il muso sul pavimento. Si ricordò di chiudere la porta dietro le sue spalle. L’essere alzò la testa dal divano, che dava le spalle all’ingresso di casa, e si voltò verso il nuovo entrato, con quel muso nero allungato e gli occhi piccoli, senza espressione.

«Ehi quanto diavolo sei strano tu! ­ Biascicò Alex aggrovigliando la lingua in bocca. ­ Ho buone notizie per te.» Gridò entusiasta. «Sei ubriaco.» Sentenziò l’animale.

«Ti ho trovato un nome. Ti chiamerò Taco.» Continuò l’ubriaco, puntandogli il dito contro. Taco non rispose, si voltò di nuovo verso la TV, adagiando la schiena sul divano. L’uomo si diresse verso il divanetto di fronte e vi si gettò sopra esausto. Gonfiò le guance, lasciò sfiatare un rutto alcolico. «Che strano Taco. ­ Continuò con voce strascicata. ­ Fino a qualche minuto fa mi sentivo bene. Ora mi sento un coglione ad aver bevuto così tanto, domani devo anche alzarmi presto. Come diavolo faccio in queste condizioni?»

«Non guardare me. ­ Rispose l’animale scuotendo la testa, senza distogliere lo sguardo dallo schermo. ­ Potevi starci più attento.» Alex scosse la testa, poi si sporse leggermente in avanti. «Che danno in tv?»

«Un western. ­ Tagliò corto la coscienza. Poi prese fiato e chiese ­ Non sei andato da Michele vero?» L’uomo sgranò gli occhi, poi buttò la testa indietro. Diresse di nuovo lo sguardo verso il suo inquilino. «Quando mi ha chiamato Antony mi era sembrato più giusto andare al pub. Me ne sono completamente dimenticato. ­ Diede un’occhiata all’orologio. ­ Ora credo sia tardi per richiamarlo.» Taco si limitò a fare un cenno di disapprovazione. Alex avvertiva una sensazione di disagio crescergli dentro, sospirò, come per ricacciarla indietro. «Lo chiamo domattina appena mi alzo. ­ Scosse ancora la testa. ­ Come mi è venuto in mente di abbandonarlo non lo so. Vado a dormire.»

Si alzò a fatica dal divano e fece per dirigersi verso la camera da letto. Tre colpi forti alla porta lo fecero trasalire. Anche Taco si voltò di scatto verso l’ingresso dell’appartamento. Alex rimase inebetito al centro della stanza, non credendo alle proprie orecchie. Bussarono ancora più forte.

Una voce di donna disperata chiamò il suo nome.

L’uomo ebbe un sussulto e si avviò circospetto verso l’uscio marrone blindato, che aprì piano. Angela se ne stava sulla porta, col viso cadaverico, le lacrime gli rigavano il volto. Aveva i capelli arruffati e il tailleur blu sgualcito, la camicetta bianca era pulita. «Michele si è buttato dalla finestra.» Lo disse con un filo di voce. Alex rimase in silenzio, immobile, con la mano appoggiata alla porta, come se avesse appena incrociato lo sguardo di Medusa. «Mi aveva avvertito. ­ Continuò Angela abbassando la testa ­ Aveva provato a chiamarmi, come ormai faceva in continuazione. Non gli rispondevo più da un pezzo. Ho letto il suo ultimo sms in cui mi diceva che se non fossi andata da lui entro un’ora l’avrebbe fatta finita. Lì per lì non gli ho creduto, ma il mio sesto senso me lo diceva. Quando sono arrivata era troppo tardi. Sulla strada già c’era la polizia e l’autoambulanza. I vicini avevano sentito un tonfo spaventoso.»

«Entra.» Riuscì a dire Alex nonostante un nodo sembrava soffocarlo in gola. Si ricordò di Taco e si voltò verso il divano, ma l’animale già si era nascosto da qualche parte.

Si sedettero. L’uomo prese il telecomando e spense il televisore. Lei lo guardò: «mi fai una tazza di thè?» Lui si alzò senza parlare e andò ai fornelli, mise a bollire dell’acqua in un piccolo contenitore di acciaio e trovò un paio di tazze, in cui adagiò le bustine di thè nero. La donna continuò a parlare.

«Non ho avuto il coraggio di fermarmi. Ho capito che era lui sotto quel telo bianco e sono corsa subito qui. Non sapevo dove andare. Tu lo avevi sentito ultimamente?»

L’uomo abbassò lo sguardo.

(continua..)

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