VARIANTE PP1. UNA DELIBERA ILLEGITTIMA, TORBIDA, INAMMISSIBILE

 

(arch. Giuseppe Di Giampietro, Webstrade.it, presidente del comitato Saline.Marina.PP1)

 

  1. Ci avevano già provato, inutilmente, nel 2013 con il Sindaco Di Mattia. Ci riprovano oggi, in maniera più torbida, privatistica, irragionevole. Una variante al PP1, il piano particolareggiato Grandi Alberghi, che serve solo per mettere a posto le esigenze del proprietario delle aree, ma non vuole confrontarsi con cittadini ed operatori del quartiere. Un quartiere che da oltre 20 anni attende il Corso Strasburgo, centro-mare, commerciale con i portici e i percorsi ciclopedonali (vedi Figura con sezione tipo), la grande piazza Germania ed il Boulevard D’Andrea fino al fiume, il nuovo ponte ciclopedonale e per il trasporto pubblico, i viali alberati ed i servizi previsti, mancanti o interrotti (la chiesa, il teatro, il centro sociale, le scuole…).

 

  1. Intanto si tratta di una variante illegittima, deliberata in Giunta (in assenza di sindaco e assessore all’Urbanistica) che scavalca le prerogative del Consiglio Comunale, fissate dalla Legge Urbanistica Regionale e da tutte le leggi sugli enti locali, che prescrivono che spettano al Consiglio (e non alla Giunta) “gli atti di pianificazione e indirizzo“. In particolare, il piano particolareggiato, e le sue varianti, “sono adottati con deliberazione del Consiglio comunale” (LUR Abruzzo, Art. 20). La Giunta, illegittimamente, pensa di utilizzare le norme del Decreto Berlusconi 2011 (L. 106-2011), nato come “misure urgenti per l’economia”, che sarebbe ora diventata la riforma urbanistica che assegna tutto il potere alla Giunta invece che al Consiglio.

È vero che all’Art. 5 Comma 13 la Legge 106-2011 afferma che ” i piani attuativi, …, conformi allo strumento urbanistico generale vigente, sono approvati dalla giunta comunale“. Ma, intanto il PP1 non è “conforme al PRG”, perché nato prima del PRG stesso, è uno strumento autonomo, stralciato dal PRG, che ha una sua coerenza e dovrà essere conforme a sé stesso piuttosto che al PRG. Poi, a leggere bene il testo, la stessa L. 106-2011 pone dei limiti alla possibilità di varianti al di fuori delle normali procedure di approvazione dei piani (da parte del Consiglio). Infatti, al comma 8bis della stessa legge si afferma: “il comune, limitatamente all’attuazione anche parziale di comparti o comprensori del piano particolareggiato decaduto (ed il PP1 è decaduto dal 2006, ndr), accoglie le proposte di formazione e attuazione di singoli sub-comparti, (…), purché non modifichino la destinazione d’uso delle aree pubbliche o fondiarie rispettando gli stessi rapporti dei parametri urbanistici dello strumento attuativo decaduto“.

 

  1. Questo è il caso del PP1, in cui, in un piano particolareggiato decaduto (il PP1 è del 1996, ed è decaduto dopo 10 anni), il proprietario unico delle aree chiede delle modifiche al PP1 vigente. E qui di modifiche ce ne sono anche troppe, ossia:

– spostare cubature ottenute in passato (che sono ormai decadute e non dovute);

– edificare su aree che nel piano erano previste a parcheggi e verde (vedi stralcio di Tavola con confronto Prima e Dopo);

– scambiare aree a standard a cessione dovuta (i parcheggi del Palacongressi) con aree da rendere edificabili;

– cambiare la configurazione della circolazione, ma senza nessun piano di traffico né studi di riferimento, e senza nemmeno considerare il nuovo ponte in costruzione, il trasporto pubblico in sede propria sulla Strada Parco, il sistema dei parcheggi di interscambio.

E tutto questo sarebbe da adottare in una delibera in Giunta, senza discussione pubblica, senza garanzia di trasparenza, pubblicità e partecipazione?

 

  1. Inoltre, il piano presentato non è approvabile perché non ha i requisiti minimi di legge per i piani particolareggiati esecutivi. Infatti, non esiste nel progetto di Variante proposto:

– un progettista responsabile del piano presentato;

– un planivolumetrico, che indichi sagome ombre e volumi degli edifici (obbligatorio per legge);

– tipologie e sezioni tipo degli edifici previsti;

– un piano della mobilità, o del traffico (obbligatorio per legge) e idonei studi di riferimento;

– l’adeguamento delle reti fognanti, idrica, telefonica, del gas, di distribuzione di energia elettrica e della pubblica illuminazione, del verde ed alberi, nonché di ogni alta infrastruttura necessaria;

– la previsione di massima delle spese necessarie per l’attuazione del piano… Tutti requisiti indispensabili dei p.p.  secondo la legge urbanistica abruzzese (e la normale competenza tecnica).

Nel piano si indicano genericamente, nonostante si tratti di un piano particolareggiato, chiusure di traffico, pedonalizzazioni, direzioni di traffico, attraversamenti, indicandoli con frecce e trattini. Mentre la Variante non è in grado di farci capire, con un minimo di dimensionamento, dove sarà il nuovo ponte, come ci si salirà, chi lo percorrerà e dove passeranno le correnti di traffico. Avremo 20 mila veicoli al giorno su corso Strasburgo, il corso alberato porticato centro-mare?

 

Ma infine, a prescindere dalle schermaglie legali (su cui comunque presenteremo osservazioni ad opponendum, per la bocciatura di questa Variante), ci sono delle osservazioni di buon senso che qualunque cittadino potrebbe fare.

 

  1. Dopo 22 anni dalla sua approvazione, con spostamenti di cubature, decine di accordi diretti tra proprietario delle aree e le varie amministrazioni e i dirigenti che si sono succeduti (convenzioni non rispettate e ormai scadute, accordi sconosciuti agli acquirenti e ai cittadini), con norme truffa e premi di cubatura che sono state abrogati, (nel 2007 il famigerato Art. 26 delle NTA), con aumenti di 2/5 della cubatura previste iniziale (da palazzine di 5 piani a palazzine di 7 piani), la diminuzione degli standard dichiarati e cambi di destinazioni d’uso (si pensi al nuovo distributore vicino al multisala che si è mangiato 50 posti di parcheggio), con un piano fantasma non pubblicato da nessuna parte, che ricompare ogni tanto sotto forma di pubblicità, proposta di Variante, ipotesi progettuale, con la evidente inadeguatezza degli oneri di urbanizzazione dimensionati per servizi mai realizzati o inadeguati (nemmeno degli alberi proporzionati o marciapiedi accessibili sulle strade). Dopo tutto questo, è possibile per un cittadino chiedere di vedere un piano particolareggiato disegnato e scritto, pubblico, certo, preciso? È possibile sapere cosa ci sarà di fronte alla casa che ho comprato? Se un parco giochi, un parcheggio o un altro palazzo? È possibile sapere se ci sarà e dove passerà il trasporto pubblico in sede propria, dalla Strada Parco al nuovo ponte? È possibile sapere quando e come si realizzeranno le opere pubbliche previste? Quando si terminerà Corso Strasburgo? Quando si pianteranno gli alberi, si completeranno i marciapiedi, le piste ciclabili i parchi previsti? È possibile avere un piano pubblico trasparente e partecipato? O dobbiamo solo vidimare un altro accordo con un solo contraente, senza nessuna garanzia?

 

  1. Dunque, i soliti contestatori? Il non far fare deve prevalere sul fare le cose? Assolutamente no. Vogliamo invece che si faccia altro. Vogliamo che dopo 20 anni ci sia finalmente un piano pubblico, trasparente e partecipato, che sia disegnato e pubblicato e indichi chiaramente:
  2. a) la rete del verde, e dei percorsi ciclopedonali del quartiere, che colleghi i servizi, parchi e percorsi del quartiere in maniera continua, sicura e qualificata con il resto della città, il mare e il fiume (sottopassi, sovrappasso Aldo Moro, porticati di corso Strasburgo, viali alberati, percorsi pedonali e ciclabili);
  3. b) Il sistema del trasporto pubblico in sede propria, dalla Strada Parco alla via Foscolo, a Corso Strasburgo, piazza Germania, viale D’Andrea, ponte sul Saline fino a Città Sant’Angelo e Silvi. Con una serie di Parcheggi di interscambio, anche multipiano, in zona alberghi e negli altri comuni. Solo così avrà senso chiedere la pedonalizzazione a tempo della riviera e la sua trasformazione in Zona 30;
  4. c) la certezza dei tempi di realizzazione e di valorizzazione degli spazi pubblici del quartiere. Priorità va data al completamento dei grandi boulevard alberati: corso Strasburgo (centro-mare) e il Paseo A. D’Andrea (piazza-fiume) riqualificato come passeggiata ciclopedonale servita dal trasporto pubblico, trasformato in grande piazza mercato allungata con tratti di galleria per spettacoli e manifestazioni estive (un bel tema per un Progetto Europeo del centro turistico internazionale di Pescara Nord). Va discusso e finanziato il teatro del mare in piazza Venezuela (basta con gli slarghi, vogliamo una vera piazza civica, non uno slargo condominiale).

 

  1. Bisogna attivare partecipazione, collaborazione, concorsi e progetti, per richiedere fondi per costruire la città nuova, punta di diamante del Nord Pescarese. Questo è un comune che non riceve fondi adeguati al suo rango perché non ha progetti. È ora di cambiare metodo. Coinvolgere, stimolare, accogliere le migliori forze della città e del territorio. In maniera trasparente e visionaria. Per questo piano i cittadini ci sono. Noi siamo presenti.

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