CORRADO ROMA

CORRADO  ROMA

di Erminia Mantini

Nella mitica piazzetta Tito Acerbo, tra l’attuale via San Domenico, il distributore Shell sulla nazionale e via San Francesco, cominciò a tirare i primi calci alla palla il piccolo Corrado Roma, nato nel gennaio del ’61 nella casa dei nonni. Nel ’70 i genitori si trasferirono sullo ‘stradone’, oggi via Verrotti; non c’erano ancora le vie di raccordo con la nazionale: cinque, sei case, una fabbrica di tubi in cemento e, nell’area di Oasi, un deposito di auto. Tutt’intorno aperta campagna. Corrado, insieme al fratello più piccolo Massimiliano, allestì il ‘suo’ campetto, di fronte casa, al di là della strada brecciata: ricavò un riquadro, lo ripulì, lo livellò e lo compattò caparbiamente …con le scarpe! Aveva ereditato l’amore per il pallone dal nonno Antonio, vecchio campione della Strapescara. Frequentò con profitto elementari e medie presso l’Istituto E. Ravasco, cui le famiglie più esigenti, attente ed agiate di allora, affidavano l’educazione dei figli. Ogni giorno, tornato da scuola e onorati diligentemente gli impegni scolastici, liberava energie e passione nel suo campetto. Fu presto notato da Peppe Castagna che lo guidò a valorizzare il suo talento, senza fargli trascurare in alcun modo lo studio. E quando le suore, per la serietà e l’ottima preparazione raggiunta, riuscirono ad inserirlo nell’Istituto dei Gesuiti, Corrado non poté accettare: doveva essere libero di seguire la sua forte attitudine per il pallone.
Centromediano nella Cagc, spicca fra tutti nel folto vivaio abruzzese; viene scelto per un torneo a Benevento e torna con l’alloro! L’esordio in promozione nel ’75 accese l’interesse di alcune squadre di calcio di serie A, in particolare del Napoli e della Juventus, che lo convocarono per un provino. Moggi lo annoverò tra i migliori degli under 14 e gli regalò 10 giorni a Coverciano. Prima di partire, Corrado, incredulo, guardava il suo borsone con la scritta ‘Montesilvano’ ed esclamava fra sé: “Corrà, ma dove vai? Dove ti presenti?”. Negli anni e nei vari aspetti della vita, infatti, fu sempre guidato dalla sana consapevolezza che…si può fare di più!
La riconvocazione della Juve si concluse con un contratto straordinario per questo ‘secondo Rivera’, come lo definivano nel capoluogo piemontese! Ma l’amore per la fidanzatina Roberta non gli fece aprire quella porta; rifiutò ed entrò nella Sambenedettese di mister Trubiani. Legatissimo alla famiglia, puntualmente ogni sera telefonava per verificare dal tono di voce della mamma l’andamento della giornata! L’adorata madre Germana, almeno due volte alla settimana, andava a trovarlo insieme alla giovanissima futura nuora. Giornate intense di studio e di calcio: si alzava alle sei del mattino per frequentare le magistrali a Ripatransone e a 18 anni conseguì il diploma. Poi, a Pescara, supererà anche l’anno integrativo, per iscriversi a Giurisprudenza a Teramo.
Dopo la selezione di Acconcia, entra fra i neroverdi del Chieti, con mister Tom Rosati e vi resterà per quasi tutti gli anni Ottanta. Nell’82/83 viene convocato dalla nazionale italiana di “calcio a 5”, suo grande amore! Allenato da Fraschetti, negli Europei di Roma contribuisce con due goal alla conquista del secondo posto e continua ad onorare la maglia azzurra nel campionato italiano con 59 reti! Col Chieti disputa la competizione interregionale e poi entusiasmerà la tifoseria del Pineto, dell’Atessa, della Rosetana. Parallelamente miete successi nel “calcio a 5” nell’Avezzano, serie A e nelle squadre di Cosmetal, Ceteas, Icobit.

Racconta Gino Capanna, allora Presidente della squadra di Montesilvano “Calcio a 5”: <Il calcio a 5, allora denominato calcetto, era nato a Roma al Circolo Canottieri Aniene; rimasi affascinato e, dopo averlo praticato nei campi da tennis di Masetto a Poggio degli Ulivi, decisi di fondare una società con Oscar Nicoletti, ancor oggi Oscarino! A quei tempi il calcetto era destinato solo a giocatori di alta classe e di grande tecnica, poiché non c’era contatto fisico. Oscarino doveva selezionare gli atleti e scelse Corrado, che allora giocava col Chieti, da cui ottenne il nulla-osta per il calcio a 5. E Corrado diede il meglio di sé. La squadra si distinse nel campionato regionale e, più tardi, nel primo Torneo di Coppa Italia>.Prosegue Gino, con commozione: <Corrado aveva la visione tecnica di un vero campione, giocava a testa alta, individuando fulmineamente la direzione più favorevole a predisporre o a mettere direttamente in rete>.
La sua appagante carriera di atleta si completava con la felice vita matrimoniale e con l’attività lavorativa iniziata, col padre Antonio e il fratello Massimiliano, nell’azienda di famiglia “Roma bevande, Antonio e Figli”, avviata dal nonno Corradino. Ma…si poteva fare di più! Si avvicinava un Natale e, osservando le tante squisite confetture realizzate dalla mamma Germana, raccolte in numerose casse sovrapposte, pensò di utilizzarle: le distribuì sapientemente in capienti e festose ceste, completandole con “il panaccio”, dolce realizzato in casa e debitamente agghindato. Le originali strenne andarono a ruba. L’esperienza, nata quasi per gioco, fu così gratificante che Corrado decise di specializzarsi nell’arte dolciaria, in particolare nelle colombe e nei panettoni artigianali, cui diede il nome di Mammamassaia, esportati dappertutto e così reclamizzati dall’azienda romana Volpetti: “Corrado Roma ha applicato la sua arte nel lavorare il lievito madre al Panettone tradizionale. Corrado ha ereditato un lievito di 80 anni che gli consente di lievitare naturalmente i panettoni per più di 40 ore. L’attenzione alle temperature di lievitazione permette alla “mamma” di sviluppare conservanti naturali che non hanno bisogno di nessun altro sostegno, se non del ‘cibo’ dei grassi nobili: burro di cacao, miele e saccarosio!”
Le giornate scorrevano piene e felici: tra le pareti domestiche, affetti e sorrisi di moglie e tre figli; nell’attività lavorativa, oltre al contributo all’azienda di famiglia, il successo di “Mammamassaia”; come atleta…si poteva fare di più! Era ormai pronto a ‘trainare’ giovani promettenti nell’uruguayano futsal, il calcio a 5, di cui era davvero innamorato. Con grandi soddisfazioni, allena la Cosmetal, la Roma Rcb, il Ciampino. La fama della sua bravura si diffonde nel mondo dello sport: riceve molte proposte, infine accetta la pressante richiesta della Luparese di Padova, dove opera un vero miracolo: viene osannato dai patavini che avevano perso la speranza di risalire la china!
Proprio da Padova tornava in auto quella tragica notte del 27 novembre 2004: nei pressi di Grottammare, l’impatto mortale! Sarà onorato e pianto nella camera ardente allestita nel palazzetto dello sport di Mazzocco, che poi diventerà Palaroma.
“La sera è venuta, la luna si affaccia sorridente tra le stelle che sembrano margherite”. Così scriveva a dieci anni il piccolo Corrado sul giornale della scuola di Ravasco.

 

 

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