Espansione del palato nel bambino: quando, come e perché

 

 

Uno numero rilevante di piccoli pazienti presenta un palato stretto di forma ogivale. Le cause posso essere riassumibili in genetiche, quando esiste una certa familiarità della stessa malocclusione, ed ambientali, legate cioè ad abitudini cosiddette viziate. Queste ultime riguardano la funzione linguale (es. postura linguale bassa e anteriore), la respirazione (es. respirare con la bocca a causa di adenoidi ipertrofiche e/o a causa di allergie), la suzione del dito (solitamente il pollice) che può causare importanti anomalie della bocca. La presenza del palato stretto può determinare nel bambino alcuni tipi di malocclusione (morso incrociato, mandibola retro-posizionata) con chiusura instabile della bocca e possibili ripercussioni sullo sviluppo della bocca e del volto.

 

Studi recenti hanno evidenziato la possibilità di risolvere questo problema con l’espansione palatale eseguita in età infantile tra i 6 e gli 8 anni, in corrispondenza della prima fase della permuta dentaria, senza aspettare il completamento della permuta di tutti i denti, che avviene intorno ai 12 anni. I vantaggi sono diversi: l’espansione in età infantile permette di ottenere maggiori effetti sul palato rispetto a quella in età adolescenziale; l’apparecchio per l’espansione palatale è fisso, montato sui denti da latte, quindi senza effetti collaterali sui denti permanenti presenti e agisce senza chiedere collaborazione al piccolo paziente; viene ben tollerato in età infantile rispetto all’età adolescenziale, sia nell’ingombro che nella vita di relazione; è invisibile, essendo montato internamente verso il palato; contemporaneamente si riesce ad ottenere lo spazio necessario per l’eruzione dei denti anteriori superiori con minore necessità di impiegare un altro apparecchio ortodontico per l’allineamento durante l’infanzia; la durata di questa terapia è breve, circa 10-12 mesi. In altre parole, con questa unica strategia si riesce a correggere l’arcata superiore e le malocclusioni associate (come il morso incrociato) nella maggior parte dei casi; spesso, la sola espansione palatale favorisce uno spontaneo e favorevole sviluppo della bocca, riducendo la necessità di ulteriori fasi terapeutiche.

 

Dopo aver rimosso l’apparecchio fisso espansore palatale, si può valutare la necessità di ulteriori fasi terapeutiche anche in collaborazione con altri specialisti (Pediatri, Otorinolaringoiatri, Logopedisti, Osteopati, etc.), per la risoluzione delle disfunzioni linguali e respiratorie, alla base del problema, con lo scopo di rieducare alla funzione corretta e mantenere il risultato ottenuto.

 

Infine, dagli ultimi studi emerge l’effetto dell’espansione palatale che si manifesta con l’aumento del volume delle vie aeree superiori. Questo può portare a benefici significativi sulla respirazione soprattutto notturna con possibili effetti sulle apnee notturne ostruttive nel bambino. Per questo si raccomanda di consultare anche lo Specialista in Ortodonzia il quale, insieme agli Otorinolaringoiatri ed agli esperti di medicina del sonno, può dare un contributo importante nella risoluzione delle malocclusioni associate alle apnee notturne nel bambino, come il palato stretto e mandibola retrusa (piccola o retroposizionata).

 

Nel ringraziarvi per l’attenzione dedicatami, vi invito alla lettura del prossimo articolo.

 

Ciuffolo Dr Fabio,

Odontoiatra, Dottore di Ricerca,

Specialista in Ortodonzia e Gnatologia;

Referente International College of Dentists of Italy, Adriatic Region.