E R M E L I N D A T A G L I E R I

 

di Erminia Mantini

La sua naturale propensione a prendersi cura dell’altro la rese moglie e madre felice, insegnante realizzata, buona samaritana.

Aveva trascorso l’infanzia e l’adolescenza a Tocco da Casauria, ma dopo la morte prematura del padre, dipendente comunale, si era trasferita con il fratello a Pescara: si diplomò alle Magistrali, proseguendo gli studi universitari a Urbino, dove fece tesoro degli insegnamenti del grande Carlo Bo.

Nel maggio del ’69 sposò il collega Piergiorgio Orsini e visse stabilmente a Montesilvano. Con la nascita di Amerigo, appagò il desiderio di maternità: dalla culla, all’età giovanile, alla laurea in Ingegneria Elettronica, alla nascita dell’amata nipotina Monica. Ogni estate condivideva con il marito la gioia di visitare i siti archeologici di mezza Europa. “Era la prima a scendere dalla nave e l’ultima a risalire dopo l’escursione. Era successo a Visby, il paese di Pippi Calzelunghe, a San Pietroburgo dove, dopo una meticolosa visita al museo Ermitage, per aver smarrito il passaporto, convinse le autorità portuali russe a far scendere il vicecomandante, che garantì la sua identità. A Istanbul, nonostante le avverse condizioni meteorologiche, assistette con pochi crocieristi e in piena notte, all’ingresso della nave nello stretto dei Dardanelli. Malgrado la giornata torrida, che aveva fiaccato tutti gli altri, restò letteralmente affascinata da Efeso con le sue rovine e ancor più dal sito archeologico dov’era passato San Paolo. Era affamata di cultura“.

Aveva iniziato la sua esperienza didattica da giovanissima a Casoli di Chieti: la distanza la costrinse a risiedere presso una pensionata che la coccolava anche con piatti succulenti, cui Ermelinda faceva onore volentieri, mettendo a rischio la propria linea!! Risale a quei tempi la lunga amicizia con la collega e futura Preside Tiziana Santillo. Dopo diversi anni nella media di Torre de’ Passeri, si trasferì alla Barnabei di Atri, facendosi apprezzare per la professionalità, associata ad un marcato rifiuto del compromesso: come quella volta in cui alcuni colleghi organizzarono una sessione estiva per finti ammalati. Avrebbe dovuto assegnare soltanto le prove scritte e poi andarsene in vacanza con la famiglia, ma fiutando la sottesa intenzione di favorire qualche personaggio locale, seguì l’intero svolgimento delle prove: sostenne con fermezza la bocciatura di due, tre candidati, scatenando le ire di alcuni colleghi e il plauso di altri. Quando lasciò la sede di Atri, furono in tanti a salutare con commozione e rimpianto “la Orsini, insegnante eccezionale”: quei ragazzi sarebbero diventati medici, ingegneri, professionisti affermati.

Fino al pensionamento, prestò servizio alla Scuola Media Delfico, facendosi stimare dal Preside Antonio Gabriele e successivamente dalla Preside Rita Mascolo. “Era un tipo tosto – ricorda Roberto D’Angelo, dipendente comunale – e non ammetteva scuse. Dovevi studiare, seguire la lezione e non distrarti mai. La temevamo, bisogna riconoscerlo, ma era lei la prima a dare l’esempio con un comportamento ineccepibile”. Della prof racconta anche Maura D’Isidoro, in classe con Di Berardino, Evangelista, Cozzi ed altri: “Esigente, con brio; non presentava mai l’argomento allo stesso modo; favoriva il dibattito, l’interattività; guidava nella costruzione del personale metodo di lavoro”.

Era l’ultimo decennio del secolo scorso: la valutazione degli allievi si affidava a un giudizio esplicativo e la programmazione era una risorsa intelligente e flessibile, non ancora approdata all’esasperante, quanto inutile esercizio di “sviscerare microbiettivi”!! All’insegnante, il delicato compito di tracciare il motivato percorso didattico e di fletterlo, per operare tempestivi aggiustamenti in itinere e su misura. Ermelinda, animata da ferma volontà di ottenere il meglio dai suoi ragazzi, attenta a non disperdere potenzialità inespresse, riusciva magistralmente a procedere nel cammino educativo, con l’occhio alla meta e l’osservazione costante delle progressive modificazioni individuali. Consapevole, poi, che forme diverse di apprendimento possono rafforzare, stabilizzare e arricchire l’irrinunciabile cammino curricolare, organizzava visite guidate e viaggi d’istruzione, curati nel dettaglio. Appagava e incanalava la creatività degli allievi nella realizzazione di giornalini, ancora vivi nei ricordi e presenti negli archivi: Lo strillo, Il Periscopio, Lo scoiattolo, Lo scrigno. Nel vicino cinema Diana salutava la chiusura dell’anno scolastico con recital e drammatizzazioni, coinvolgendo colleghi e genitori, che volentieri interagivano con lei, offrendo collaborazione e competenze.

Con la sua naturale esuberanza si inserì fattivamente nel tessuto sociale montesilvanese. Liberò la sua ricca umanità operando nel nutrito gruppo delle Dame di Carità, le Vincenziane, tra cui Memena Luciani, Enia Cavicchia, Lidia Menozzi, Gianna Di Pietro, Giuseppina Pinciotti, Nanda e Gianna Teodori, sotto la Presidenza dell’infaticabile Delia Di Blasio, che “ci metteva l’anima”, come rileva l’attiva Pina De Massis. Si riunivano nei locali della parrocchia e coordinavano strategie di assistenza alle famiglie indigenti che, solo nei casi più difficili, indirizzavano presso centri specializzati. L’ascolto non di rado avveniva a domicilio e le “visitandine” si calavano empaticamente nel disagio esistenziale, trovando ad ogni costo la soluzione più soddisfacente. Tutte le festività dell’anno erano buona occasione per attivare iniziative di solidarietà, in particolare quella del Santo Patrono: intercettato lo sponsor di turno, si organizzava la lotteria, con la conseguente vendita dei biglietti, cui diede una mano per alcuni anni anche il buon Melchiorre. Contemporaneamente, presso l’asilo De Zelis, si allestiva il mercatino, i cui tremila oggetti erano reperiti con certosina pazienza nei mesi precedenti. Il ricavato di tutti i servizi andava naturalmente ad alleviare la croce quotidiana di molte famiglie bisognose, riportando qualche sorriso. Si agiva, comunque, nella consapevolezza di aver fatto sempre poco, di fronte alle tante necessità. Dopo alcuni anni, Ermelinda abbandonò il gruppo e insieme a Paolo Fazi e a Gianfranco Agostinone diede vita all’associazione del Buon Samaritano, ottenendo dal sindaco Gallerati la fornitura di 30 pasti caldi al giorno!

Fu solerte animatrice e Presidente del primo vero sodalizio del dopoguerra: l’Associazione Sport e Cultura. Organizzò numerosi eventi con la presenza di personaggi famosi del mondo della cultura, dello sport, dello spettacolo. Su consiglio di Franco Ameri, fu istituito il “peso d’oro” da assegnare ai big del momento. La sala consiliare divenne una vera passerella: Vitti, Manfredi, Angela, Marchi, Goldoni, Torlontano, Gervaso, Gazzelloni e tanti altri, che in un contesto minuziosamente organizzato offrivano testimonianze e competenze. Il “peso d’oro” sarà poi esteso anche agli alunni più meritevoli dei vari ordini di scuola.

Schietta, coraggiosa, altruista, ha vissuto con pienezza il suo passaggio terreno, onorando il dono della vita. Come ha testimoniato la moltitudine di persone commosse sul sagrato della chiesa di Sant’Antonio, nel maggio di un anno fa.