Sicurezza e immigrazione

 

Via mail da Simone Lazzaroni (1°E Liceo D’Ascanio)

Per ciò che concerne la sicurezza e il modo in cui essa è percepita, in generale ultimamente gli italiani si sentono sempre più minacciati dall’immigrazione e dalla sempre più massiccia presenza di stranieri. È evidente, infatti, che negli ultimi anni la sensazione di allarme e di attenzione è aumentata, visto il grande numero di immigrati che sono arrivati e che stanno arrivando in Italia. Non si può negare, poi, che la paura che si sta diffondendo tra la popolazione sia alimentata anche da alcuni episodi di crimine commessi da extracomunitari.

Alcuni esempi: ad Avezzano una donna di trent’anni è stata violentata per ore all’interno dell’aula magna di un liceo abbandonato. L’aggressione è avvenuta nella notte tra venerdì e sabato 11 marzo. Un marocchino di 27 anni, domenica 12 marzo ruba alla Upim due capi di abbigliamento; viene notato inseguito e catturato, tutto ciò non prima di avere ferito uno degli addetti alla vigilanza che si erano messi sulle sue tracce; in conclusione è finito in manette accusato di rapina e con l’aggiunta della denuncia per lesioni personali aggravate. Luca Abete, noto inviato del tg satirico di Canale 5 è stato aggredito da un gruppo di ambulanti abusivi infastiditi dalla sua presenza. Dopo essere stato raggiunto dagli aggressori, è stato colpito da diversi calci.

Sicuramente non si possono giustificare questi immigrati, ma non si può neanche creare uno stereotipo in base ai casi elencati in precedenza. Va ricordato che ormai non si parla più di razze, come fece Gobineau nella sua opera “Essai sur l’inégalité des races humaines” nel 1853-54. La scienza riconosce che ci sono delle differenze a livello fisico tra le diverse popolazioni, ma nessuna differenza per quanto riguarda l’intelligenza e il carattere.

Bisogna riflettere sul perché alcuni immigrati si comportino in modo non rispettoso degli altri; una motivazione potrebbe essere legata alla cattiva organizzazione del nostro Paese, che ospita tutti coloro che fuggono dalla fame, dalla povertà, dalla guerra e dal terrore, senza accoglierli in modo adeguato.

Alcuni extracomunitari arrivati in Italia si fanno arruolare dalla malavita, commettendo crimini che generano sempre più paura e diffidenza verso di loro.

In conclusione, bisogna stare molto attenti e dobbiamo essere bravi noi a capire di chi fidarci e di chi no, senza creare stereotipi.

Risposta del direttore. Gent.mo lettore, mi pare di comprendere che Lei attribuisce la sensazione di pericolo avvertita dai cittadini non alla presenza degli immigrati, ma alla incapacità di accoglierli civilmente da parte delle istituzioni, e conclude affermando che dobbiamo comprendere di chi possiamo fidarci. Le risponderei con una domanda: Lei si fida di tutti gli italiani allo stesso modo? Cosa cambia rispetto agli immigrati? Non è mia intenzione criticare la sua affermazione, ma colgo l’occasione per cercare chiarezza col rimandarla all’intervista al commissario dell’Azienda Speciale. È evidente che lo Stato impiega molte risorse nel tentativo di accogliere dignitosamente i richiedenti asilo, spendendo circa 40 €/giorno per richiedente asilo. Si parla di 200.000 presenze in Italia, moltiplicate per 365 giorni, con il costo per lo Stato di circa 3 miliardi di €/anno. Il tutto perché gestiamo come emergenziale un fenomeno che di emergenza non ha nulla, essendo uguale a se stesso da anni, quindi strutturale. Spendiamo tutte queste risorse per contenere i richiedenti asilo in luoghi a questo scopo in genere requisiti dalle prefetture. Ciò fa molto comodo a chi gestisce tali centri ed è forse per questo motivo che non si riesce a trovare una soluzione non emergenziale. L’amministrazione comunale ci sta provando con gli SPRAR il cui intento è di distribuire sul territorio gli immigrati in sistemazioni tipo casa famiglia, ma ecco che si alzano gli scudi di chi vi dovrà dimorare nei pressi. Delle due l’una: o ci teniamo i lager attuali o accettiamo la distribuzione di piccoli nuclei. Non dimentichiamo che i richiedenti asilo non sono definitivi sul territorio, ma dovrebbero rimanere solo per pochi mesi, al massimo sei, fino alla accettazione o al diniego della domanda di asilo. I richiedenti asilo rappresentano la aliquota più visibile degli immigrati, ma non è l’unica. Molti immigrati si sono integrati nella nostra comunità e, come i nostri nonni in Svizzera, Germania, Argentina, USA … , contribuiscono alla crescita della comunità. Cosa voglio affermare? Quando si affronta il tema degli immigrati dovremmo ricordare che molti dei nostri nonni e padri lo sono stati rispettando delle regole molto meno lasche di quelle presenti oggi in Italia. Se riuscissimo a velocizzare il processo di verifica della sussistenza dei termini per ottenere l’asilo e se fossimo in grado di espellere chi non ne ha diritto, forse riusciremmo a integrare in armonia chi ne ha diritto senza accettare passivamente la presenza di centinaia di migliaia di immigrati non possessori dei requisiti necessari per l’asilo. Che ne dite, riusciremo mai a separare il grano dal miglio senza buttare tutto in caciara?