Cirone: “Immigrati gestiti come emergenza: è aberrazione”

 

di Gennaro Passerini

Abbiamo intervistato il Commissario straordinario dell’Azienda Speciale che gestirà il sistema di accoglienza degli immigrati per i quali il Comune ha depositato il progetto al Ministero degli Interni, denominato Sistema di Protezione per i Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR). Emerge la difficoltà del Commissario a dover gestire gli SPRAR con apparente abbondanza di risorse e la contestuale mancanza di risorse per svolgere appieno i ruoli istituzionali dell’Azienda Speciale. Inoltre è evidente come la gestione del flusso dei richiedenti asilo sia praticamente non gestita dallo Stato mentre gli enti locali si ritrovano a dover gestire direttamente il fenomeno.

D. È stato approvato dal Ministero degli Interni il progetto per la gestione dello SPRAR presentato a fine marzo dal Comune di Montesilvano?

R. Purtroppo siamo in Italia e il termine del 30 marzo è stato prorogato dal Ministero al 4 maggio. Siamo in attesa di valutazione, ma siamo certi che il nostro progetto verrà approvato.

D. Lei è certo i Centri di Accoglienza Straordinari (CAS) verranno chiusi dalla Prefettura quando avvieremo il sistema SPRAR?

R. Guardi, esiste l’accordo Stato-Regioni a tutelarci; inoltre la Prefettura di Pescara, unica in Italia, ci ha comunicato ufficialmente svuoterà i CAS. Inoltre i contratti di affitto per le due strutture (Ariminum e Excelsior) sono in prorogatio e non sono stati rinnovati, proprio perché in previsione di essere cessati.

D. Oltre al vantaggio della chiusura dei CAS, perché lei è favorevole allo SPRAR?

R. Non è immaginabile continuare a gestire per emergenza un fenomeno che si ripete uguale a se stesso da decenni. Il sistema utilizzato dalle Prefetture è un sistema emergenziale con pochi controlli rispetto agli operatori che cedono le strutture e le cooperative che forniscono assistenza: ciò provoca storture inevitabili, con l’emergere del desiderio di lucrare da parte di alcuni. Consideri che un immigrato costa circa 40 €/giorno e che i flussi nazionali previsti, sulla base dei quali viene calcolato il dato dei 161 immigrati da accogliere a Montesilvano per lo SPRAR, sono di 200.000 unità. Il costo complessivo annuale per lo Stato è dell’ordine di grandezza di 3 miliardi di €. È normale che questo fiume di risorse se gestito con le procedure emergenziali genera delle storture. Lo SPRAR invece permette all’Ente locale di procedere ad assegnazioni tramite bandi e di verificare il corretto svolgimento delle operazioni, oltre che presiedere da vicino alla gestione complessiva. Se fino ad oggi abbiamo avuto due hotel lager, da luglio avremo diversi piccoli insediamenti che potranno essere controllati in modo migliore. Non per ultimo deve tener presente che la Prefettura aveva avviato le procedure per aprire altri due CAS, in via Napoli e a Montesilvano Colle, e che ora, in seguito alla formalizzazione della nostra volontà di entrare nel sistema SPRAR, ha interrotto la procedura. Va considerato inoltre che con la gestione della Prefettura a chi tra gli ospiti dei CAS non segue le regole viene revocato il beneficio di risiedere nel CAS. Nel solo 2016 i dati ufficiali contano 368 revocati che in genere rimangono sul territorio e si sommano ai 303 ospiti degli attuali CAS. Ciò significa che la gestione dei CAS genera una ricaduta in termini di presenze effettive molto maggiore degli ospitati nelle strutture stesse. Contiamo di ridurre al minimo le revoche negli SPRAR perché gli ospiti saranno sempre seguiti dagli attuatori del progetto, Comune, Azienda Speciale e cooperative.

Inoltre, gli stessi immigrati accolti negli SPRAR dovranno obbligatoriamente svolgere attività di lavori cosiddetti “socialmente utili”, previa revoca dello stato di rifugiato, a favore dell’intera collettività di Montesilvano.

D. Rispetto ai bandi per la localizzazione dei locali e delle cooperative che effettueranno i servizi a che punto siete?

R. Ai bandi per i locali hanno risposto sia i proprietari degli attuali CAS che i futuri in via Napoli e a Montesilvano Colle, oltre a via Ariosto, e non molti altri. Il nostro obiettivo è quello di utilizzare gli immobili confiscati alla malavita e che entrano in possesso dell’Ente locale, ma purtroppo ad oggi questa ipotesi non è percorribile perché le procedure di trasferimento non sono definite. Comunque abbiamo tempo fino a luglio per trovare alternative ai locali che abbiamo indicato in progetto. Di certo utilizzeremo i locali ex Elettrolamp, posizionati al di sotto dello svincolo della circonvallazione a Santa Filomena, per ospitare l’emporio solidale oltre che la mensa per i poveri, e la presenza di uno SPRAR. Questo sarà l’unico centro che sarà gestito direttamente dall’Azienda Speciale perché quello più complesso. Alcuni appartamenti in via Napoli ospiteranno case-famiglia per donne e bambini e altre strutture come quella ubicata in viale Abruzzo. Comunque fino a quando il Ministero non accoglierà la nostra richiesta non potremo procedere con la sottoscrizione dei contratti e ci sarà tempo per identificare altri locali che rispettano i requisiti di non essere presenti nelle zone a vocazione turistiche e centrali. Rispetto al bando per i servizi abbiamo identificato i fornitori dei tre servizi messi a bando.

D. Contate di avviare il sistema sempre a luglio come nel programma iniziale?

R. Confermiamo la possibilità di avviare il sistema a luglio.

D. Quanto avete pianificato di spendere complessivamente nel progetto presentato e quanto tra le varie poste?

R. Nel progetto abbiamo chiesto risorse per circa 2,5 milioni di € l’anno, equivalenti a 43 €/giorno per richiedente asilo ospitato, nel numero di 161. Circa 150-180.000 e per le locazioni degli immobili, 250.000 € per ognuno dei tre servizi messi a bando, il resto per il vitto e la gestione complessiva.

D. Non le pare eccessivo spendere 2,5 milioni di € per 161 richiedenti asilo e non utilizzare altrettante risorse per chi tra i montesilvanesi versa in difficoltà economica per qualsivoglia motivazione?

R. Guardi, purtroppo il fondo nazionale delle politiche sociali è stato sostanzialmente azzerato dallo Stato e noi come Azienda Speciale abbiamo forti limitazioni di spesa per svolgere appieno il nostro ruolo di assistenza, quindi quanto lei afferma è assolutamente corretto. Da un lato ci tagliano le risorse per assistere i cittadini e dall’altro ci danno risorse abbondanti per i richiedenti asilo. È una follia tutta italiana, ma tant’è! Noi stiamo cercando di trovare risorse alternative come partecipare al Urban Innovative Action Initiative bando per azioni innovative di sviluppo urbano sostenibile, finanziate con il supporto del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) per 50 milioni di euro. Abbiamo chiesto risorse per costruire un centro di assistenza per minori non accompagnati nell’immobile di fronte al cimitero e parallelamente attività per alloggi condivisi. Inoltre abbiamo immaginato lo sport come modello di integrazione con le scuole calcio e basket dei campi Trisi a fare da incubatori per i minori.

D. La supposta localizzazione nei campi Trisi dello SPRAR è effettiva?

R. Dal progetto prima menzionato a immaginare che i capi Trisi fossero sede degli SPRAR è stato un attimo, ma questa è polemica politica, non altro. Nel progetto SPRAR depositato abbiamo inserito i campi Trisi all’ultimo momento in sostituzione di un immobile confiscato, purtroppo non ancora utilizzabile. Non abbiamo mai pensato di utilizzare i campi Trisi a questo fine, anche perché tra le altre cose decadrebbe la donazione effettuata dal dottor Trisi, in quanto previsto l’utilizzo solo come finalità sportiva.