Tra Abruzzo e Puglia, contaminazioni turistiche

 

di Decio Chiarito*

 

Così come evidenti sono le affinità culturali e paesaggistiche tra Abruzzo e Puglia, altrettanto marcata è ormai la differenza di posizionamento dei rispettivi brand turistici. Mare, natura, eccellenze gastronomiche, antichi borghi. Sono solo questi alcuni dei comuni appeal dell’offerta turistica di queste due terre. Nel caso della Puglia, grazie anche a una visione lungimirante dei cosiddetti turismi sviluppatisi, la “pugliesità” è diventata di fatto un prodotto turistico di forte richiamo. Infatti, a partire dai primi anni del 2000, la regione, dinanzi alle sfide del nuovo contesto globale e sociale, ha portato avanti un processo teso a sviluppare e a realizzare le potenzialità del territorio fino ad allora rimaste inespresse. Oggi la Puglia è un brand di successo, tra i brand regionali più amati a livello internazionale per le sue ricchezze endogene e per le sue capacità di fare sistema con più determinazione. Tutto ciò anche perché ci si è smarcati dall’immagine di meta turistica esclusivamente balneare, valorizzando e rendendo più accessibili i beni culturali o quelli naturalistici legandoli ad attività esperienziali profilate, puntando così ad alzare il tasso di destagionalizzazione del turismo. Rilevante è stato il ruolo di attrattore determinato dalla valorizzazione dei cosiddetti beni immateriali, quali feste patronali, sagre o eventi culturali sull’identità demo-antropologica della regione: si pensi alla “Notte della taranta” o la “Focara di Novoli”, oltre all’azione espressa in tal senso da istituzioni come l’Apulian Film Commission. Probabilmente oggi l’Abruzzo – a differenza della Puglia – paga lo scotto di una mancata pianificazione, programmazione e coordinamento delle azioni, ma anche di un atteggiamento campanilistico e, forse, autarchico. L’Abbruzzo è una terra con delle enormi potenzialità che maggiormente dovrebbe sfruttaregrazie alla sua posizionel’afflusso turistico verso Roma, città dalla quale deve intercettare i flussi stranieri. Così come è successo in Puglia, anche in Abruzzo si dovrebbe cominciare a parlare con più convinzione di turismi (religioso, sportivo, enogastronomico, naturalistico), in virtù altresì di tanti attrattori come una catena montuosa tra le più importanti dell’Appennino, di tre parchi nazionali, di eccellenze tipiche gastronomiche. di borghi pieni di storia e di una costa, quella adriatica che, almeno in parte, gode di spiagge e mare stupendi. Soprattutto necessaria però una rinnovata narrazione di questa identità – oggi si parla molto di storytelling curati da professionisti – affidata a innovative leve di immagine e di comunicazione istituzionale in cui entrano in campo strategie di promo commercializzazione on line, abbinate a concept di turismo pre-esperienziale e a pacchetti turistici più segmentati e di nicchia. Per ripensare il brand dell’Abruzzo – come accaduto per la Puglia – bisogna partire dall’identificazione dei suoi tratti identitari, soprattutto scommettendo su aspetti inediti. Inoltre, va cercata con forza una maggiore commistione tra privato e pubblico. Per questo è essenziale un ampliamento del brand e un’analisi del posizionamento della regione sulla scena nazionale che comprenda tutti gli aspetti della competitività (ricordiamo che quest’ultima è un concetto più ampio dell’attrattività), con l’obiettivo di portare alla luce tutto il valore potenziale della regione e costruire un brand molto più competitivo. Inoltre, se l’obiettivo del brand destination è quello di far muovere l’economia e trarne giovamento monetario (il turismo è il fine), quello del place branding è molto più ampio e riguarda lo sviluppo del territorio sotto più aspetti (il turismo rappresenta soltanto uno dei mezzi). La scommessa su un Abruzzo tutto da conoscere, ma soprattutto riconoscere, punta su concetti e valori come esperienzialità, autenticità, forza innovativa, novità (“da scoprire”, “inaspettata”), generazione di curiosità per un’altra e alta visione dell’”abruzzesità”. Un concetto non solo culturale che si deve rispecchiare nella capacità di unione delle diversità: un’unione di paesaggi diversi, di esperienze turistiche variegate, tra cambiamento e tradizioni ancorate a una forte spinta all’innovazione del racconto e più in sintonia con le nuove leve marketing territoriale on line e off line.

*strategy planner – Il Riscatto Delle Cicale – marketing, comunicazione, editoria

www.ilriscattodellecicale.it