Come è stato trasformato il “Parco Giovanni Falcone”

Cittadinanza attiva

 

di Davide Pietrangelo

 

A Montesilvano, a cavallo tra via Vestina e via Cavallotti c’è un nome indimenticabile per un parco dimenticato fino a qualche tempo fa, quello intitolato a Giovanni Falcone. La cosa non ha lasciato indifferente l’ingegner Emiliano Clivio, trasferitosi qui nel 2008 e che qualche anno fa ha dato vita al comitato Queen Park Giovanni Falcone proponendosi come parte attiva nella costituzione e guida di un comitato per la riqualificazione e la gestione dell’area verde. Lo abbiamo intervistato per comprendere come è arrivato ad essere un attore capace di trasformare un parco abbandonato in un gioioso parco frequentato da tutti i bambini del quartiere.

D: Ingegnere, come è nata l’idea del comitato?

  1. Il cuore di questo complesso residenziale si chiama “Parco Giovanni Falcone”. A dispetto però di questo grande nome, in quello che veniva chiamato parco non c’ era che una desolata distesa di erba alta e incolta. Parlando con gli altri residenti scoprii che quel disagio non era avvertito solo da me ma anche da tutte le 140 famiglie e dai loro circa 60 bambini. C’era il desiderio di fare, cambiare, migliorare, smuovere le acque. Scrissi così una lettera a tutti i condomini del nucleo invitandoli per il successivo sabato 4 luglio 2015 alla costituzione e alla raccolta firme del comitato.
  2. Quali erano gli obiettivi?
  3. Dare senso e dignità al parco. Iniziammo a renderci conto però che in tempi di austerity non sarebbe stato semplice raggiungere gli obiettivi. I nostri sforzi si concentrarono verso la ricerca di un modo per rendere economicamente fattibili questi ultimi. Così, abbiamo pensato al parco come ad un albero di Natale in cui ognuno di noi avrebbe dovuto mettere una pallina per addobbarlo.
  4. Come li avete perseguiti?
  5. Abbiamo chiesto al Comune semplicemente che l’erba fosse tagliata. Al resto avremmo pensato noi. In attesa dell’adeguamento del pozzo avremmo irrigato il parco con le acque degli stessi condomini, avremmo messo piante collaborando con guardia forestale e vivaisti, e avremmo arredato il parco di giochi per bambini coinvolgendo diverse attività locali che in cambio di una semplice targa sponsorizzatrice si dimostrarono disponibili a finanziare un arredo pro-capite.
  6. Come ha risposto la Pubblica Amministrazione?
  7. Il Comune ha risposto egregiamente dandoci più di quello che avevamo chiesto: tanta disponibilità e sensibilità, lavori di riqualificazione e un percorso pedonale e ciclabile. Male ha risposto la burocrazia, che purtroppo sta rallentando molte operazioni. Siamo però contentissimi che il sogno si stia avverando.
  8. Come ha vissuto l’esperienza?
  9. Ci ho riflettuto proprio una di queste sere, mentre osservavo il parco. È stata ed è una grande esperienza. È iniziata per gioco, ma ha cambiato in meglio la vita della mia e di tante altre famiglie, ha coinvolto tante persone, amministratori e imprenditori. Oggi il nostro comitato è vivo. Abbiamo realizzato anche feste, giornate ed eventi come quello di Babbo Natale, cene in compagnia. L’avventura ha avuto alti e bassi ma è stato l’amore per la mia bambina a darmi la forza di intraprendere questo percorso e ora di continuarlo.
  10. Suggerirebbe ad altri quartieri di seguire il percorso tracciato dal suo comitato?
  11. Assolutamente sì, me lo auguro proprio.