L’angolo della poesia a cura di Gennaro Passerini

Vi propongo altro frammento lirico della poetessa Palma Crea Cappuccilli tratto dalla raccolta “Conus Magus” del 2016, letta dal prof. Raffaele Simoncini.

Tramonto

Un bravo pittore

dovrebbe saper dipingere un tramonto,

accoppiare con destrezza di artista

ombre e colori senza discrepanze,

spennellare di cipria opaca

o pulviscolo di asfodelo

la linea frangiata dove il sole infuoca

di luce senza scampo,

segno sovrano a dorso di roccia,

ultima vaghezza

nel momento del rendez-vous!

Pennellate ardite, offerte dalla poetessa: un’arguta sottile provocazione agli artisti, perché si confrontino con l’inimitabile bellezza della natura e si provino a saper “ spennellare di cipria opaca” un fugace attimo quale quello del tramonto. Lei coglie, infatti, la proibitiva difficoltà di dire, con parole ed espressioni significative, quella ultima vaghezza che la prosaica, rudimentale logica dell’uomo comune riassume nell’occasum (tramonto) del sole. Ma, in quella “linea frangiata dove il sole infuoca di luce senza scampo”, si pone il momento di un approdo senza possibili rinvii: un approdo che, parafrasando Leopardi, è più adatto agli “animi di alto sentire”. Se il pittore deve rendere visivamente “ombre e colori senza discrepanze”, il poeta deve saper rappresentare, attraverso echi emozionali, il momento dell’appuntamento, del “rendez vous”: in esso – ci lascia intuire la poetessa – nulla può presentarsi come falso, effimero, superficiale, perché non è lecito mentirsi, sfuggire ad una propria identità, a un bilancio. Può essere il bilancio di un attimo, di un fugace “tramonto”, nell’incessante alternarsi di vitalità solate e di meditazione serale; può essere, infine, un appuntamento con se stessi, un tramonto che si tinge di colori variegati, brillanti, inebrianti, così come di veloci, approssimative, malinconiche rifrazioni, nel corso delle stagioni del vissuto.