Cos’è una smart city?

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Abbiamo intervistato Luigi Pinchiaroglio sul tema della smart city, molti ne parlano ma non tutti ne conoscono il significato. Abbiamo suddiviso l’intervista in due parti, presentiamo la prima. Luigi è nato a Pinerolo nel 1959, nel 1983 si è laureato in ingegneria civile presso il Politecnico di Torino iniziando da subito la professione di ingegnere progettista. Dopo le prime esperienze di progettazione nell’ambito dell’edilizia industriale, da più di 25 anni opera, a livello nazionale e internazionale, nel campo della progettazione delle opere infrastrutturali ferroviarie, stradali, autostradali e metropolitane.

Parallelamente all’attività professionale ha maturato l’interesse nello studio dei temi relativi al governo del territorio, sviluppo urbano, trasformazioni urbane, smart city, applicazione delle procedure di appalto nell’ambito dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture nella sua città Pinerolo (TO), città di circa 36.000 abitanti, compresa nella città metropolitana di Torino e una situazione simile a quella di Montesilvano.

Che cos’è una smart city?

R. Innanzitutto smart city è un approccio culturale in grado di generare, in modo “intelligente”, condizioni infrastrutturali, tecnologiche e di governance per produrre opportunità di lavoro, promuovere benessere sociale, aumentare la qualità della vita e favorire lo sviluppo sostenibile. Un approccio nel quale le applicazioni digitali sono uno strumento, non il fine. E un’opportunità che non può andare persa, una necessità per meglio soddisfare i bisogni di cittadini e delle imprese sui quali occorre convogliare ogni tipo di energia, da quelle economiche a quella celebrali, per raggiungere il risultato avendo ben chiaro che il successo sarà tanto più assicurato e diffuso quanto più i progetti smart saranno replicabili e non rappresenteranno unicamente dei singoli prototipi da laboratorio.

Purtroppo, a fronte di questa visione del paradigma smart, ne esiste un’altra, più legata agli aspetti commerciali e di marketing. Una visione che porta il termine smart ad essere abusato e spesso utilizzato a sproposito, senza avere minimamente idea di ciò che reamente significa adottare un comportamento smart oppure essere smart per una città, per un territorio.

La pubblicità ci induce a pensare che essere smart significhi possedere un oggetto ipertecnologico, uno smartphone, una smartTV, a scegliere una vacanza consultando uno smartbox, ad aprire un conto smart, ad acquistare un’auto smart. In sostanza a seguire una moda di consumi che spesso, nella sostanza, rischia di rivelarsi ben poco smart.

Seguendo questo ragionamento cosa occorre fare per avviare un città verso un percorso smart?

smart city copertina libro Luigi PinchiroglioR.Non può esistere una città smart senza amministratori e cittadini smart. Sembra un’affermazione ovvia, ma così non è. Per rendere “intelligente” una città non basta dotarla di qualche pur utile e indispensabile punto wi-fi, trasformare gli archivi cartacei in archivi digitali disponibili sul sito web del Comune, installare qualche lampione a luce led. Questi sono tutti passaggi obbligati che occorre fare per stare al passo con l’innovazione tecnologica, ma che non denotano una particolare propensione ad essere smart. Infatti, ad esempio, pubblicare le delibere comunali su un sito significa solo ed esclusivamente digitalizzare l’albo pretorio, azione meritoria, utile, direi necessaria, ma che non dà alcun valore aggiunto per favorire un corretto e proficuo rapporto fra amministrazione e cittadini.

Sei sono gli ambiti nei quali vengono identificati gli assi di azione dell’approccio smart: smart economy, smart people, smart governance, smart mobility, smart environment e smart living.

Volendo sintetizzare, i loro significati possono essere così descritti:

  • smart economy: un’economia in grado di creare le opportune sinergie fra le capacità imprenditoriali, lo spirito innovativo, le eccellenze locali presenti in un territorio affinché lo stesso territorio possa essere competitivo a livello globale con un’ottica di mercato nella quale cittadini, territori, etica ed economia rappresentano i fattori che concorrono allo sviluppo sostenibile e alla creazione di ricchezza diffusa,
  • smart people: cittadini disponibili ad apprendere e applicare una nuova cultura smart, a lasciarsi alle spalle stili di sudditanza nei confronti della pubblica amministrazione per diventare cittadini attivi e propositivi.
  • smart governance: è una diretta conseguenza della smart people, infatti essa rappresenta le nuove forme interattive di governo nelle quali gli attori privati, le diverse organizzazioni pubbliche, i gruppi e le comunità di cittadini o di altri tipi di attori prendono parte alla formulazione della politica locale,

 

  • smart mobility: rappresenta la ricerca di un sistema di sempre di più orientato ad una mobilità efficace, efficiente, meno inquinante, centrato sull’impiego delle innovazioni tecnologiche, sia sul fronte delle informazioni legate al traffico, sia sul fronte degli equipaggiamenti dei mezzi di trasporto,

 

  • smart environment: rappresenta la capacità di adottare politiche in grado di ridurre l’ammontare di rifiuti tramite raccolta differenziata e iniziative di riuso, ridurre le emissioni di CO2, aumentare l’efficienza dei consumi energetici con il conseguente abbattimento dell’impatto del riscaldamento e della climatizzazione, razionalizzare l’illuminazione pubblica, promuovere l’ampliamento del verde urbano e la drastica riduzione del consumo di suolo vergine,

 

  • smart living: qualità della vita e del vivere nei luoghi destinati all’abitazione, al lavoro, agli spazi collettivi.

 

Tutti questi ambiti sono in stretta interdipendenza ed è solo facendo politiche attive su ognuno di essi che si può intraprendere un percorso di avvicinamento alla smart city.

Recentemente lei ha scritto un libro, “Appunti di viaggio verso le città e i territori smart, che cosa l’ha spinta a farlo.

R.Il libro è il frutto di due anni di studi e di riflessioni lungo un percorso formativo e informativo che ha portato alla costituzione a Pinerolo (Città Metropolitana di Torino) dell’Associazione La.Pi.S., acronimo di “Laboratorio Pinerolese per la città e il territorio Smart. Questo percorso ha prodotto appunti, scritti, sollecitazioni utili per estendere ulteriormente le ricerche e il confronto all’interno della società. Mi è quindi sembrato utile organizzare tutte queste riflessioni allo scopo di lasciarne traccia, favorire la loro conoscenza, diffusione, stimolare l’ulteriore confronto di idee, ma soprattutto per provare a sperimentare qualche progetto concreto nei territori oggi ancora poco ricettivi al tema smart. Nell’era dell’open data sarebbe abbastanza ridicolo che le informazioni raccolte non venissero condivise e messe a confronto con altri saperi lasciandole scritte in qualche quaderno chiuso in un cassetto. La condivisione delle informazioni e, più in generale del sapere, sono alla base dell’approccio smart. Pertanto ho deciso di avventurarmi in questa iniziativa.

 

..segue…

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